Malus I. Lo scoccare delle ore. 17

09 gennaio 2012

Ai lati del portale sedevano due leoni di granito nero, quasi sfingi imprigionate nella pietra pronte a scattare in avanti. Risalirono intimiditi gli scalini guardandosi prudentemente dalle due belve che pur essendo di pietra sembravano seguirli con lo sguardo con le fauci fameliche socchiuse pronte ad azzannare.
Entrarono, quelle sale sembravano ancora più silenziose del restante castello, la passata magnificenza era sbiadita dal passare dei secoli e dall’azione vento salato che s’insinuava fin lì, avevano qualcosa di ma­linconico, come se volessero in qualche modo ancora narrare degli splendori e degli avveni­menti lieti e tragici di cui erano state testimoni e che ormai non ricordava più nessuno, nemmeno le leggende.
Desirée, attorniata dai mostriciattoli in rispettoso silenzio, avanzava piano, quasi in punta di piedi ammirando attonita la straordinaria bellezza delle architetture che aumentava a ogni sala, dando ogni volta l’illusione di essere giunti a destinazione, facendo nello stesso tempo presagire che dietro la prossima porta si celava qualcosa ancora più stupefacente.
La prima sala non era molto grande aveva le pareti interamente decorate con sottili mosaici e rilievi di belve feroci in lotta tra loro e con creature fantastiche, unicorni, draghi, lupi, gatti giganteschi, e uccelli fantastici. Pochi e larghi gradini portavano alla sala successiva, più grande ricoperta da eleganti fiori notturni che si arrampicavano lungo le alte pareti dove sembravano essere stati cristallizzati da un’improvvisa gelata che  ne aveva ghiacciato i petali insieme alle ali delle falene che li popolavano. Un portone d’argento annerito dal tempo conduceva alla sala successiva dove tra le colonne pendevano ancora grandi arazzi sbiaditi e lacerati dal vento, raffiguranti scene di guerre ed eroi ormai dimenticati.

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