Malus di NLM.Latteri, romanzo online, volume I,2

15 dicembre 2008


Malus I


Il Principe della Notte


Un mondo lontano.


Nel fratempo in un misterioso mondo lontano dal nostro, in un luogo chiamato Normandia, era una tranquilla e bellissima giornata primaverile, innondata di Sole e disseminata di fiori e teneri germogli.
Una scattante decappottabile rosso fuoco stava risalendo nervosamente la stradina, che si snodava serpeggiando lungo i fianchi della collina cosparsa di graziosi villini. La vettura si fermò con una sonora frenata in fondo alla strada senza uscita, davanti ad un vecchio edificio che sembrava sopportare con rassegnazione il peso dei secoli. Abeti altrettanto vecchi lo sovrastavano proteggendolo con le scure fronde dal vento freddo proveniente dal mare non molto distante. Era una casa graziosa, d’altri tempi, si distingueva dalle vicine villette di nuova costruzione per le forme irregolari marcate dai massicci bloc­chi di pietra dei muri e dal pesante tetto di paglia. I tanti fiori sui davanzali e lungo il vialetto gli davano un tono d’allegria. Gl’infissi verniciati di blu accesso sembravano volere dare un tono di modernità al vecchio edificio. Accanto al canceletto d’entrata, seminascosta dai cespugli di rododendron in fiore, era stata fissata la vecchia insegna di una locanda sulla quale si riconosceva a malapena un vecchio veliero sbiadito e un invitante boccale di birra.
Dalla vettura scese un’elegante ragazza, il cui fisico era più che evi­denziato da un attillato tailleur azzurro sgar­giante. I capelli biondi, illumi­nati dai raggi del Sole ancora freddi, ri­splendettero un attimo, prima di scomparire all’interno della pittoresca abitazione, dove entrò senza bussare.
« Buongiorno Sophie! Desirée è di sopra » la salutò al suo arrivo una voce calma e posata, che sembrava prove­nire dal lato opposto della casa.
La ragazza si fermò un attimo nell’ampio vano, che in passato era stato una locanda e ne conservava ancora il caratteristico fascino, tentò capire dove fosse la padrona di casa e come avesse fatto a vederla, poi però senza dare ulteriore peso alla questione, si limitò a rispondere al saluto e salì in fretta gli stretti gradini che conducevano al piano superiore.
Giunta a metà corridoio, aprì una vecchia porta cigolante e d’un tratto l’intero scenario intriso di rassicurante antichità scomparve, nasco­sto da un imponente schiera­mento di computers, disposti su una lunga scrivania che prendeva tutta la larghezza delle finestre a piccoli riquadri che si affacciavano sulla valle sottostante, da quella posizione non si vedevano i tetti delle moderne villette, lo sguardo poteva spaziare libero sui boschi antistanti, ammirando un panorama che non doveva essere cambiato molto negl’ultimi secoli.
Davanti ad un grande schermo a cristalli liquidi, sedeva una ragazza dalla folta chioma scura disordinatamente raccolta sulla nucca da un grosso molletone a forma di farfalla.
La sua bellezza non era prorompente come quella dell’amica. I lineamenti erano scuri e regolari. Aveva la pelle molto chiara, quasi diafana, e questo faceva risaltare ancora di più grandi occhi grigi sui quali le lunghe ciglia gettavano un’intrigante ombra. Nel complesso aveva un aspetto normale: vestiva con semplicità, jeans e un maglioncino viola. Le due ragazze avevano in comune una gran sicurezza di sé, che forse era anche la base dell’amicizia tra due persone così diverse.
« Ciao Desirée. Guarda: ho il calendario completo degli avvenimenti culturali dell’estate! » proruppe Sophie, ma l’altra ragazza senza nemmeno voltarsi le rispose.
« Ciao Sophie, ti spiace se finisco? »
« No, figurati! Non capisco niente d’ingegneria navale. Io intanto inserisco i miei impegni sociali, così sapete fin dall’inizio la mia disponibilità »
« Si vede che stiamo invecchiando, diventa sempre più difficile fare coincidere il nostro tempo libero, siamo donne impegnate ormai » ironizzò l’amica.
« Esagerazione, io sono sempre stata impegnatissima fin da bambina » L’altra le lanciò un’occhiata di sincera commiserazione ripensando alle scorribande giovanili e alla totale libertà di cui aveva goduto da bambina, era stata un maschiaccio e in qualche modo si vedeva ancora.
« Io invece sono sempre riuscita ad evitare gl’impegni, l’unica cosa che non sono riuscita ad evitare è stata la scuola, impari presto che non si può avere tutto nella vita »
« Ti piace questo smalto? È in tinta con l’abito, esattamente due tonalità più chiare, un capolavoro » Desi­rée diede un’occhiata di sfuggita allo smalto sorridendo in segno d’assenso ed a bassa voce continuando a fare scorrere le dita sulla tastiera si complimentò
« Bell colore, mi piace » intanto con aria leggermente irritata osservava il monitor.
Sophie, distratta da una rivista d’alta moda, si sdraiò comodamente sul letto di Desirée.
« Qualcosa non va? Ti ho fatto sbagliare? »
« No, no, tu non c’entri. È tutta la mattina che si comporta in modo un po' sospetto »
« Se continui a krackare ovunque programmi, prima o poi ti ritrovi con un bel virus tipo aids o una bella denuncia a seconda della sfiga. Quelli della Finanza però in genere sono molto carini, almeno c’è un lato positivo nella cosa » riflettè un attimo, forse era più probabile che la finanza un giorno si sarebbe presentata da lei, scosse la testa, meglio la moda del fisco.
« Questo programma l' ho fatto io, cioè l’ho modificato. Comunque non è questo il pro­blema, quello che mi fa arrabbiare è che i dati elaborati corrispondono solo in parte a quello che vorrei, cosa che non riesco a capire »
« Non ti sprecare a spiegarmelo. Non ho mai capito niente di fisica, gli unici calcoli che mi riescono so­no quelli connessi al denaro, in particolar modo quello che mi entra in tasca. Ti ho detto che sono riuscita ad acca­lappiare Jean-Claude? »
Desirée intanto si era alzata e sporgendosi sopra la scri­vania, guardava dall’ampia finestra che prendeva gran parte della parete della stanza.
« Bello! Stanno arrivando Gaby e Falstaff! » poi voltandosi verso Sophie, continuò.
« Come hai fatto a strappare il bamboccio a quella snob d’Ester »
« Io sono una persona sportiva, tutto qui. Lei invece non è altro che un’oca possessiva, il ché significa che con una rivale del genere non mi sono divertita più di tanto. Sai alle volte ho pensato che sarebbe eccitante una gara tra noi due » Desirée sorrise divertita immaginandosi la gara.
« Credi che esista un uomo che valga un’amicizia? Inoltre non mi viene in mente nessuno che potremmo giocarci »
« Già il tuo ultimo giocattolo è stato appena silurato come dici tu. Tesoro dovresti avere più pazienza bisogna curare una relazione, o almeno fare finta di farlo. Certo che oggi giorno pubblicano degli straccetti importabili.» a Desirée sembrò dare fastidio l’allegra ironia dell’amica.
« Ma per favore, era uno scassapalle senza eguali, adesso fa anche la vittima, dice che gli ho spezzato il cuore, che mollusco!» Sophie scoppiò in una risata argentina e chiuse finalmente la rivista.
« Come? Non l' hai aiutato a ritrovare la gioia di vivere e a superare le sue paure ed insicurezze con la tua comprensione ed i tuoi sa­crifici? Grazie al vostro amore avreste potuto superare tutte le vicissitudini ed ostacoli di questo cattivo e crudele mondo. Non sei andata dove ti porta il cuore! Angelo del focolare che fai non svolazzi dietro agli uomini come un’ape rincretinita? Sarebbe stato così semplice: bastava chiudere intelligenza e dignità in un cassetto e passare il resto dei giorni ad applaudire ogni scemenza che dice l’ebete.» e portandosi al cuore la rivista ancora aperta mimò i modi delle ragazzine « Oh! Mi ha guardata! » poi riassumento l’aria distaccata che la contraddistingueva concluse seccamente.
« E comunque da quando in qua gli uomini hanno un cuore? » e riaprì la rivista, i gioielli non erano male. Desirée non potè fare a meno di scoppiare a ridere, infine commentò.
« Se c’è una particolarità che il mio cuore non ha, è l’essere scemo, comunque ne diceva molte d’idiozie. Vada a rompere l’anima a qualcun altro. Accidenti, questo coso ricomincia a fare storie, forse è il caso di spegnerlo e continuare domani. Uno i ragazzi sé li tiene per divertirsi, non per farsi assillare e angosciare dalle loro paranoie, ma che scherziamo! »
« Forse abbiamo entrambe il grilletto troppo facile, ma onestamente penso che sia molto salutare » La porta si era im­provvisamente spalancata ed un grande e vivacissimo terrier gigante era schizzato all’interno, saltando subito sul letto tra le braccia di Sophie, mentre la sua padroncina si era fermata sulla soglia.
« Ciao a tutti! Dal luccichio peccaminoso negli occhi di Sophie de­sumo, che state nuovamente parlando di giocat­toli ».
Era minuta ed i capelli corti rosso fuoco sembrava­no fatti apposta per marcare il carattere impertinente. Atte­se per un attimo una risposta da Sophie, che però era troppo intenta a sottrarsi alle effusioni d’af­fetto di Falstaff, così poggiò a terra lo zaino dai colori forti e andò a sedersi su una sedia girevo­le accanto a Desirée, che con aria allegra le annunciò la novità.
« Lei ha un nuovo ragazzo, quello d’Ester»
« Ester chi? »
« L’oca d’alta società, non eravate nella stessa classe? » intervenne Sophie che ancora non riusciva a liberarsi del cane.
« Uh si, ma quella più che un’oca è una serpe, non fa­ceva altro che copiare da me, poi andava in giro raccontando che se non fosse stato per la sua magnifica generosità, sarei stata bocciata. Come l' ho odiata. Mi fa piacere sapere che sei riuscita a fregarle il fidanzatino di sempre, ma non mi sembra sufficiente per fargliela pagare. Comunque grande Sophie »
« E perché, tu che avresti preferito? » domandò Sophie.
« Ricoprirla di catrame ed esporla a pubblica umiliazio­ne, credete che basti? » Sophie si limitò a stiracchiarsi e riprese a sfogliare la rivista, Falstaff adesso salutava Desirée.
« Che infantilismi, io non odio i miei nemici, li di­struggo. A proposito, è vero che durante una gita scolastica è stata sorpresa in una situazione compromettente con un in­segnante ed in pieno pomeriggio per di più? »
Gli occhi di Gaby a quelle parole splendettero di sadico piacere.
« Si, ma poi è stato chiarito tutto... purtroppo. L’insegnante di matematica aveva sba­gliato stanza e lei in quel momento si stava facendo la doccia. Sai si mormora anche qualcuno avesse detto al pro­fes­sore che Ester si era sentita male e lui era accorso ad aiutarla » Desirée annuì, confermando il racconto e specificando.
« Sì, era andata a lavarsi dopo che le era caduta addosso della glassa di cioccolata » aggiungendo quasi sovrapensiero. « Non sopporto la gente che, senza nemmeno conoscermi, mi dà della cafona, proletaria, come può sentirsi superiore a me una che non ha cervello! Che assurdità »
« Ordinaria, ti ha definito, e non per seminare zizzania, ma continua a dirlo. Sai Sophie, allora Desirée ed io non ci co­noscevamo ancora, lei andava in una classe superiore alla mia, ed io mi sono detta che chiunque riesce a versare con tale disinvoltura la glassa di cioccolata su di un abito di Dior, deve essere mortalmente simpatico »
Un grido di Desirée interruppe la conversazione.
« Un virus! Te l'avevo detto » esclamò Sophie scat­tando a sedere per vedere che cosa stesse accadendo.
Dal Monitor era scomparso tutto ed al centro lampeggia­va una strana scritta rossa: "Uhtfloga". Desirée fissava a denti stretti con estremo odio lo schermo, quasi stesse ringhiando.
« Ditemi che non è vero! »
« Il bello di questi giochetti è che più uno tenta di eli­minarli, più gli facilita l’ingresso in altri sistemi. Pensa Desirée molto probabilmente in quest’istante si sta diffon­dendo a incredibile velocità, distruggendo tutti i dati della memoria centrale, tutto il tuo faticoso lavoro. Il frutto dei tuoi lunghi ed estenuanti studi, il tuo futuro, e tutto il resto possibile ed immaginabile » commentò melodrammaticamente Sophie portantosi le mani al voluminoso petto, ma l’amica la fulminò con un’occhiataccia.
« Hai finito! » intanto tramite la tastiera tentava di spengere il computer « Maledizione, non si spegne » con rabbia pre­mette l’interruttore, senza ottene­re un risultato migliore.
« Si è bloccato » constatò seccata « Gaby stacca la presa, è vicina a te »
« Non credo che risolverai molto spegnendo, dato che è ap­parso sullo schermo, molto probabilmente il virus avrà già contaminato il disco fisso » osservò Sophie divenuta infine se­ria.
« Gaby, si può sapere quanto ci metti a staccare quella maledetta presa? » continuò ad imprecare Desirée.
« Veramente… io ho già staccato tutto quello che si po­teva staccare, anche la radio »
Desirée più innervosita che mai, si chinò sotto il tavolo per da controllare, poi fissò stupita le altre due.
« Dite, vi risulta che sia stato inventato un virus capace di fare fun­zionare un computer senza corrente? »
« No, ma riuscendo a trasporre questa caratteristica su un programma normale si potrebbero fare soldi a palate. Un computer che funziona senza corrente è sempli­cemente fantastico » esclamò Sophie venendo ad appurare di persona. « Bellissimo! »
« Non riesci a pensare ad altro che ai soldi? » chise sinceramente sconfortata Desirée.
« O al sesso » precisò Gaby « Desy, sei sicura che in que­sta confusione non ci sia ancora una qualche presa inserita? »
« Credi che non sappia nemmeno quante prese ci so­no nella mia stanza? Qualcuno sa che ca... volo significa questa parola, almeno la smettesse di lampeggiare! Mi snerva ».
« Il fatto che ti sia arrabbiata non giustifica un linguaggio simile, né tanto meno la perdita dell’autocontrollo » le fece elegantemente notare Sophie.
« Se ha distrutto il programma e tutti i dati, sono sei mesi di lavoro che vanno a farsi fottere, posso ricominciare a scrivere la tesi da capo, non so se mi sono spiegata. E tanto per capirci in una circostanza simile io non mi modero affatto, ed uso il peggior linguaggio da caserma che esiste. Chiaro? »
« Usa la testa invece, cerchiamo di capire che cosa sta succedendo » le suggerì Sophie restando calma, così Desirée si risedette al computer brontolando imprecazioni varie.
« Assurdo, devo mettermi a giocare con un computer, che in teoria do­vrebbe essere spento, che faccio? »
« Non saprei, prova a ridigitare la parola »
« E' questo il cosetto per fare par­lare il computer? » e senza attendere una risposta, Gaby pre­mette il pulsante, ed il computer cominciò a ripetere con voce metallica e di­storta la parola.
Desirée intanto aveva inserito lo strano nome ed imme­diatamente con gran sollievo delle ragazze, la scritta scomparve e lo schermo divenne completamente nero.
« Perché continua a ripetere quella parola, invece di starsi zitto, ora che è scomparso tutto? » chiese giustamente Gaby alle altre due, che scrutavano sospettose il monitor, dove intanto erano apparsi due piccoli puntini rossi che andavano ingrandendosi. Il computer aveva smesso di sillabare lo strano nome, adesso formulava intere frasi con voce sempre meno elettronica ed artefatta, sempre più possente.
I due punti continuavano ad ingrandirsi assumendo l’aspetto di due occhi rossi che fissavano le ragazze. Gli occhi dalle pupille verticali, erano ben rico­noscibili in ogni particolare, somigliavano a quelli di un rettile, non cessavano d’avvicinarsi, tanto che infine lo schermo non poté contenerne che uno solo. La vo­ce non aveva più niente d’eletronico, ma era divenuta rauca e fonda, talmente alta da rimbombare per tutta la stanza facendo vibrare i vetri. Falstaff con maggiore prontezza di tutti fuggì dalla stan­za.
Le ragazze fecero per scappare dalla camera, Desirée nel tentativo di allontanarsi al più presto stava per ca­dere dalla sedia; ma così com’era venuto, scomparve tutto, lasciando le ragazze attonite e im­mobili a fissare il monitor spento. Sophie, aveva già raggiunto la porta, senza essere riuscita a girare la maniglia, non essendosi accorta che il princi­pale impedimento era costituito da Gaby, che nel tentare la fuga era inciampata su Falstaff e aveva fato chiudere la porta.
La prima a riprendersi fu proprio Sophie, che riassettandosi i ricioli farfugliò.
« Che diavolo era? »
« Sarà solo un modo di dire, ma temo che tu ci sia anda­ta vicino » disse con un filo di voce Gaby cercando d’alzarsi « Ho sentito dire, che ultimamente le sette di magia nera si servono dei computer per i loro sortilegi, forse qualcuno si è sbagliato e l’anima di qualche dannato è venuta a trovare noi, invece che la medium » ma la sua osservazione non piacque per niente a Sophie.
« Che scemenza, adesso ci sarebbero persino i fantasmi nel computer. Voi delle facoltà umanistiche vi fate sugge­stio­nare da ogni diceria. Se trovo l’idiota che ci ha fatto questo scherzetto, giuro che lo rovi­no per sette generazioni a venire. Che fai Desirée, lo riaccendi? »
« Certo, altrimenti come scopriamo chi è stato a farci questo scherzo? »
« Aspettate, ascoltatemi un attimo » insistette ancora tremante Gaby « Non è il caso di prendere l’accaduto troppo alla leggera, non dimen­ticatevi che il computer era spento, non si è trattato di uno scherzo, là dentro c' era davvero qualcosa »
« Che cavolo vuoi che faccia altrimenti, devo fare esor­cizzare il com­puter? » le rispose scocciata Desirée, poi scotendo la testa aggiunse.
« Assurdo »
« Dai! Ora va di nuovo » esclamò Sophie.
« Voi state giocando col fuoco. Il computer era spento, non vi ba­sta?! »
« No!» le risposero in coro, intanto che Desirée digitava nuovamente la strana pa­rola, senza otte­nere alcuna reazione.
« Non succede più niente » notò quasi delusa So­phie, difatti, no­nostante i vari tentativi non apparve nulla sullo schermo. Desirée intanto apriva e chiudeva velocemente una serie di file e finestre.
« No, non c’è più niente, non s’è mai visto un virus che va e viene. Se non altro, il cervellone sembra non avere subito danni. Forse è meglio che andiamo a mangiarci qualcosa e cerchiamo di capire cosa è successo » concluse Desirée spegnendo definitivamente il computer.
Scesero in soggiorno e si lasciarono cadere nelle poltrone, preferendo discutere la questione davanti ad una ciocco­lata calda e qualche fetta di torta. Sophie scelse il divano, che occupò interamente allungando le belle gambe, stava per lamentarsi della copertina di pelliccia spelacchiata poggiata sullo schienale, ma all’ultimo momento si rese conto che era Pirata, il gattone violento di Desirée, che dormiva imperturbato come sempre.
« C'è chi legge nel fondo di caffè » disse a mezza voce Gaby, guardando pensierosa nella propria tazza.
« Gaby, credo ti sia ben noto, che io impersono l’ideale di bellezza, grazia, e gentilezza femminile, però temo di doverti avvertire che, se con­tinui ad insistere con queste stupidaggini paranormali, non ti faccio in­goiare soltanto la tua tazza, ma anche la teiera. Vedi di usare quel cer­vel­lino per trovare una soluzione razionale e logica, in altre parole l’unica accettabile » le rispose Sophie, che evidentemente non aveva gradito l’ultima osser­vazione, e in genere mal sopportava le idee di Gaby, per non parlare dei suoi orientamenti politici.
« Una soluzione ci sarebbe » suggerì Desirée allungando le gambe sulla poltrona che le stava di fronte. « Qualche giorno fa, sono venuti a trovarmi due colleghi per confrontare alcuni dati, ho dovuto lasciarli da soli per un certo tempo. Uno di loro ha la mania dell’elettronica, perciò non è da escludere che possano avere installato da qualche parte un semplice di­spositivo capace di supplire per alcuni istanti alla man­canza d’ener­gia. In fin dei conti non si è trattato che di qualche secondo. Tra l’altro uno di loro non molto tempo fa è stato vittima di uno dei miei diabolici scherzetti »
« Davvero? » chiese Gaby, evidentemente sollevata. Desirée annuì sorridendo, dal viso però traspariva una grande stanchezza.
« A proposito, stavo quasi dimenticando di dirvi, che mi hanno invita­to ad un’altra di quelle feste molto eleganti che a voi non piacciono, chiedendomi di portare qualche amica, sono quasi tutti giovani manager, quindi mancano le donne » inteervenne Sophie cambiando argomento.
« Sophie, sai che non è il tipo di società che ci piace, inoltre all’ultima festa del genere alla quale ti abbiamo accompa­gnata c’erano soltanto microscopiche schifezzuole molto chic da mangiare ed io sono rimasta letteralmente a digiuno, non ho molta simpatia per l’alta cucina » le obiettò Gaby.
« Le tartine con i gamberi non erano male »
« Se non se le fosse mangiate tutte Desirée, forse »
Desirée sorrise al ricordo e domandò.
« Ma davvero sembro cafona? »
« No tesoro, si vede che hai ricevuto un’ottima educazione che non applichi. In ogni modo non vi sembra di avere superato l’età in cui si va ai ricevimenti solo per mangiare? Ma che sta succedendo là fuori? »
« Finchè non s’ingrassa, perché no? Credo che sia Falstaff, che sta nuovamente infasti­dendo il cagnetto della signora Fayette » disse Desirée sbadi­gliando.
« Come la odio! » sbottò Gaby, mentre si precipitava fuori verso i rumori sospetti.
« Lascia, forse lo ammazza » le gridò dietro Desirée, ma Gaby era già uscita. Desirée si strisciò indietro i capelli stancamente « Ho studiato troppo, penso che verrò, se non altro per fare qualcosa di diverso » Pirata saltò giù dal divano dirigendosi verso la porta, erano anni che dava la caccia a quel cocker, prima o poi l’avrebbe trovato solo.
« Okay, allora passo a prenderti, » concluse Sophie alzan­dosi e con un sorriso aggiunse « Non mi soffiare gli uomini migliori però.» ma Desirée sbuffò.
« Pessima categoria quella dei tuoi colleghi, credono di essere chi sa chè, sembra che ti facciano un favore se ti rivolgono la parola, non si rendono conto di essere mortalmente noiosi. E tu sai che un giocattolo per piacermi deve essere molto particolare, altrimenti non mi diverto. Quelli non risvegliano il mio istinto di caccia »
« Per questo mi preoccupo: hai gusti molto raffinati. Ciao »
Dall’esterno intanto giungevano oltre all’abbaiare dei cani anche le voci delle rispettive padrone, sembrava pro­prio che Gaby stesse sfogando lo spavento sulla vecchia ed acida vicina di Desi­rée. Così, quando la lite terminò, la signora Fayette era più inve­lenita che mai, però probabilmente d’ora innanzi si sarebbe ben guardata dall’insultare gratuitamente la furia rossa, e che prima di andarsene aveva sferrato un sonoro cal­cio al suo adorato cocker, proprio quando la bestiolina tentava di morderla a tradimento. Pirata tornò indietro, troppo trambusto per potere agire.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

URGENTE!!!
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