Malus, I. Lo scoccare delle ore 11

22 ottobre 2011

 Non pensate Signora, è meglio. Quel qualcosa di strano come lo definite voi, può essere dovuto al fatto che mia madre era Ilfhild principessa degli elfi del Gran Regno dei Tre Tulipani D’oro di Alfheimr. Scuse accettate ». Per un attimo si chiese se doveva snocciolare tutta la genealogia di parte elfa come d’uso, ma preferì lasciare stare, non era molto orgoglioso del sangue elfico che gli scorreva nelle nobili vene, con sua sorpresa invece Desirée lo guardava a bocca aperta.

« Un mezz’elfo uhauu! Per questo sei così carino? Gli elfi sono molto carini, però non hai le orecchie a punta». Malus rimise seccato la lunga penna nel calamaio e precisò.

« Primo: sulla bellezza degl’elfi avrei qualcosa da ridire, anzi molto da ridire, e non è solo una questione di gusto e grazie al cielo non ho le orecchie a punta, mi manca solo questo! Secondo: la parte migliore e più nobile è quella paterna », e non sopportando lo sguardo ammirato di Desirée, rincarò spiegando « In effetti, in tempi lontanissimi eravamo qualcosa di simile ai vampiri, solo molto più potenti. Noi a differenza di loro ci siamo liberati dalla morte, imparentandoci con i Wanen: l’antica stirpe di Dei, non dobbiamo bere il sangue altrui per vivere, abbiamo la nostra vita ed è molto lunga », adesso lei lo guardava con diffidenza, questa seconda parte inspiegabilmente sembrava piacerle poco, incurante dell’effetto che la sua spiegazione poteva avere avuto, prese la penna e dopo averla fatta sgocciolare riprese a scrivere.

« E… » s’informò piena di speranze Desirée « I miei antenati avevano sangue elfico? O di qualche altra creatura fiabesca?»

« No, solo dozzinale sangue umano e nemmeno nobile, plebeo ». Detto ciò non le diede più retta, un conto era apprendere informazioni che avrebbero potuto essergli utili, un altro era darle.  Dopo un po’ però, non sentendo proteste da parte della ragazza, di­venne sospettoso ed alzata la testa, la vide seduta davanti alla sfera di cristallo con gli avambracci distesi sul ripiano ed il mento poggiato sulle mani congiunte, mentre i suoi grandi occhi chiari lo guardavano attraverso il cristallo.

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