Malus di NLM.Latteri, romanzo online, volume I,5

11 febbraio 2009






- Nella prossime puntata ci siamo finalmente noi! - 27


- L'autore poteva pure risparmiarsi le paggine precedenti, inutile spreco d'inchiostro - 32


- Senza di noi niente è bello - 18


- Noi belli - 11



- Adesso conoscerete il nostro splendido, regale, magnanimo, eccellente, nobile, geniale, potente, arguto, eccelso e amattissimo padrone, alleghiamo immagine - 27
- Prego lettore non credere che noi lecca, semplice istinto di sopravivenza - 18
- lui no magnanimo - 11








TENEBRICUS





L’oscurità era profonda, pesante come il silenzio che la circondava, Desirée tremava, i vestiti erano bagnaticci, non riusciva nemmeno a vedere se stessa, si era rannicchiata in un angolo tentando di evi­tare il contatto con le pareti umide e fredde. L’aria puzzava di muffa ed era irrespi­rabile. Si fece coraggio e domandò a bassa voce.
« Sophie, Gaby, ci siete? » non ebbe risposta. Il corpo era pervaso da brividi di freddo, non riusciva ancora a capire che co­sa le fosse accaduto. Tastando accanto a sé trovò lo zainetto, lo aprì alla ricerca della torcia, ma non funzionava. Con un sussulto di gioia individuò il cellulare, con le mani tremanti lo prese, non aveva campo, ma con la pallida luce del display esplorò quella che si rivelò essere una piccola cella con una massiccia porta di ferro come unica apertura. L’angoscia crebbe, non riusciva proprio a capire cosa fosse successo.
Erano trascorsi solo alcuni minuti dal suo risveglio, quando con un penetrante cigolio la pesante porta di ferro fu aperta raschiando il pavimento, a poca distanza da lei appar­vero diversi esseri dagl’occhi verde fosforescente. Accesero una torcia di legno e resina, illuminando il piccolo vano, ed anche se stessi, mostrando ciò che pareva impossi­bile: il loro corpo era costituito da una densa ombra che aveva la forma di guerriero medievale, l’unica cosa che sembrava materiale erano gl’inquietanti occhi che spicca­vano da sotto l’elmo.
Un guerriero si staccò dal gruppo, si avvicinò a Desirée e le puntò contro un'alabarda, che non sembrava per niente irreale, anzi d’ottimo acciaio, le fece segno di seguirli. Desirée non aveva scelta, tremante ed allo stremo delle forze, dovette andare con gli impalpabili guerrieri ombra.
Il tragitto da percorrere si rivelò molto più lungo di quanto aveva immaginato, le sembrò non avere fine. Era evidente che si trovava all’interno di una qualche antica costruzione di dimensioni giganteshe, data l’altezza dei soffitti e l’estensione dei corridoi. Dopo avere risalito scale che le erano sembrate interminabili, passarono immense sale deserte, spazzate solo dal vento, che penetrava da grandi finestre ogivali filtrando nei lunghi corridoi. Il suo soffio incessante aveva imbiancato di sale la ruvida superficie della pietra, dando luogo a fantomatiche evanescenze, quando la luce della torcia cadeva sui cristalli di sale, conferendo persino ai massicci muri dissolvenze spettrali. Tutto sembrava essere stato abbandonato da molto tempo, ciò che mancava però per segnare il trascorrere del tempo era lo sporco, non c’era polvere o ragnatele, il chè dava un senso di vuoto ancora più oprimente.
Desirée pensò di trovarsi in un complesso architettonico di stile gotico in evidente stato d’abbandono, non c’era traccia di mobilio o altre suppellettili, le sale erano spoglie. Gli unici suoni percepibili erano i suoi passi ed il suo respiro affannato, coperti di tanto in tanto da una raffica di vento più forte che faceva sbattere alcune porte e imposte semiscardinate, la loro eco si rincorreva per l’edificio non era facile capire dove avesse origine, era irreale.
Giunti in un ampio vano circolare, da sotto una porta laterale vide filtrare uno spiraglio di luce artificiale. Le ombre aprirono la porta e la introdussero in una stanza diversa dalle altre, nonostante l’altezza del soffitto, le pareti erano nascoste da scaffali straripanti di libri ed oggetti vari. Al centro su di un ripiano in pietra era poggiata una sfera di cristallo, che emanava una pallida luce, diversa da quella irrequieta e calda proveniente dal fuoco che ardeva nel grande camino alla sua sinistra.
Al suo arrivo la luce all’interno della stanza aumentò. Desirée scorse un uomo seduto su una cattedra di legno intagliato parzialmente nascosto dal bordo della li­breria, indossava un lungo abito di velluto rosso di foggia medievale e te­neva un libro aperto sulle ginocchia, lo chiuse lentamente e la osservò con attenzione.
« Accomodatevi Signora » disse infine, la voce era calma e cordiale, ma lasciava trasparire un velo di minaccia, era gelido come il castello, le indicò una poltrona accanto al fuoco, quasi di fronte alla sua.
Desirée completamente infreddolita fu lieta di potersi sedere al caldo.
« Benvenuta, spero abbiate fatto un buon viaggio »
« No, schifoso! Peggio è difficile » rispose Desirée, concentrandosi sul benefico calore del fuoco, tentando di reprimere i brividi di freddo che la scuotevano visibilmente.
« Perdonatemi mia Signora, se non mi sono presentato prima, il mio nome è Malus, il sacro pomo del Sapere. Sono il Principe della Notte, ultimo discendente della glo­riosa stirpe...» Desirée, cui il fuoco sembrava avere in breve tempo ridato energia, lo interruppe bruscamente.
« Sinceramente di questo non me ne frega assolutamente niente, e non ti permettere di chiamarmi tua signora! Non ti conosco e non ti voglio conoscere, voglio solo andare a casa »
« Sono desolato, ma purtroppo mia Signora temo di non potervi accontentare, inoltre ciò che stò per dirvi credo sia d’estrema impor­tanza per voi » la corresse l’uomo con tono di scherno, Desirée si volse verso il fuoco, mandandolo mentalmente a quel paese.
« Desidero, infatti, che sappiate che voi siete l’ultimo discendente dei nostri acerrimi ne­mici: i Rankhal, i grandi Maghi dell’estremo nord. Furono costoro che più di mille anni orsono distrussero il nostro regno, annullando i nostri poteri al di fuori di queste mura, nelle quali ci rinchiusero, condannan­doci all’eterna solitudine ed al silenzio assoluto. Il nostro annienta­mento non li soddisfaceva a pieno. Malvagi, vollero che continuassimo a vivere in eterno la nostra morte, estendendo la pena alle generazioni future. Per quanto mi concerne sto pagando una colpa di cui si è persa la memoria » adesso la sua voce pur restando cordiale vibrava scossa dall’odio.
« Beh, per quanto mi riguarda non ho mai sentito quel nome, inoltre i maghi esi­stono solo nelle fiabe, come pu­re elfi, gnomi e altre scemenze del genere. Vorrei solo capire che ci faccio in questo posto da incubo, è tutto così irreale che mi sta venendo l’emicrania » rispose senza nemmeno guardarlo allungando le mani verso il fuoco. Gli occhi violacei del Principe della Notte lampeggiavano di luce sadica, cominciava a divertirsi a fare il gioco del gatto col topo, si adagiò allo schienale soddisfatto.
« Tutte creature comuni in questo mondo, Signora, poiché per quanto vi possa dispiacere, stupire o sembrare impossibile, non siete più nel vostro mondo, ma in uno a questo paral­lelo.» La ragazza lo fissò un attimo, poi tornando a guardare il fuoco crepitare intensamente nel camino, disse.
« Ridicolo, questa non è altro che la vendetta di Sophie, deve avere organizzato il tutto con quel suo amico produttore cinematografico, che fa quei film inguardabili. Mica sono scema, non credo ad una parola di quello che hai detto »
« Che ci crediate o meno non cambia niente. Credo che da voi la definiscano pittorescamente "altra dimensione". Da noi la scienza druidica è molto più avanzata della vostra e vede la teoria dei mondi paralleli quale assodata, benchè il passaggio da un mondo all’altro sia possibile solo ai vati più esperti. Adesso siete oltre confini occidentali della Terra di Mezzo, più precisamente nel castello chiamato Te­nebricus. La mia umile dimora, dalla quale voi non uscirete più, viva s' in­tende. Vi scon­siglio di dubitare delle mie parole, poiché, quale discen­den­te dei più potenti maghi e Signori della Notte, non mi sba­glio » poi con un sorriso maligno aggiunse:
« Mai »
« Ah no? E allora, sempre ammettendo che tutto questo sia vero, che cosa ci fai rinchiuso in questa bara di pietra come un babbeo? » gli rispose con un sorriso altrettanto maligno concludendo con un sarcastico « Mio Signore ». Aveva messo il dito nella piaga, il Principe della Notte sbattè il libro nello scaffale e scattò in piedi furente.
« Questa volta saranno i Rankhal ad essere scon­fitti, per quanto mordaci possano essere le vostre ultime parole, sono solo dei suoni, che saranno inghiottiti dalle te­nebre e dimenticati, come il vostro stesso nome e con esso la vostra maledetta stirpe di carogne. Un nome non è che un suono, un’eco che si perde nel vuoto » però Desirée sembrò non es­sersi impressionata più di tanto per le minacce, giocherellando con le dita tra le fiamme del camino, ribattè irriverente.
« Gli ha dato di volta quel po’ di cervello che ha. Mio affabile sovrano, non dimenticate che le parole sono l’arma più pericolosa e potente data all’uomo, e poi, sai che soddisfazione ammaz­zarmi per poi rimanere chiuso qua dentro in eterno, non è che per caso la solitudine ti ha spappolato la mente? ».
« Mors tua, vita mea. Sono occorsi secoli ed infinite ore di ricerche, ma in fine siamo riusciti a scoprire la via per annullare la maledizione »
« Davvero? E sarebbe? » rispose, alquanto scettica sul fatto che uno dei suoi, sia pure ipotetici antenati, avesse potuto commet­tere un errore in una que­stione di prima importanza. Si sedette più comodamente al fine d’ascoltare meglio, intanto che il Principe della Notte parlando si aggi­rava nella stanza.
« Per sconfiggere le allora immani forze delle tenebre, fu forgia­ta nelle terre del Nord una spada, solo la vista della quale era sufficiente ad annientare interi eserciti...» ma fu nuovamente interrotto.
« Che noia, siamo all’ennesima rielaborazione di Exca­libur, mancano solo la fata Morgana ed il Signore degli Anelli. Deprimente, se pure sir Lancilotto non deve essere stato male, non mi spiacerebbe molto incontrarlo. Senti lascia da parte Excalibur e parlami del Lancilotto » annoiata si voltò nuovamente ad osservare il fuoco, lasciando cadere mollemente un braccio verso il fuoco, come se volesse giocarci con le dita.
« Vi prego di non interrompermi con osservazioni stupide » le intimò l’uomo irritato dalla sua sfacciataggine e riprese il raccon­to. Desirée lo guardava solo di tanto in tanto con sufficienza e aria annoiata.
« Che palle… » Il Principe della Notte la fulminò con lo sguardo, non si era aspettato un simile comportamento dalla sua prigioniera, riprese.
« La sacra spada assorbiva al suo interno la luce abbagliante, quale può esserlo unicamente la luce del Paese delle Nevi Eterne. Riassumeva in sé la genialità dei suoi costruttori, donando l’invincibilità a chi la possedeva.» Desirée con la mano gli fece cenno di stringere, il Principe della Notte finse di non vedere « Fu con questa spada che i miei antenati furono sconfitti, poiché nessun maleficio o magia poteva tenerle testa. Sfortuna nostra volle che il Mago del Nord fosse molto accorto, pertanto intuì che un potere talmente grande avrebbe finito col corrompere persino gli animi più retti, che avrebbero rischiato di servire, loro malgrado, le stesse forze che egli aveva sconfitto. Così dopo la vittoria distrusse la spada, disseminandone i pezzi in tutti i mondi a lui conosciuti, scomparendo egli stesso. La­sciando questo mondo portò con sé un componente di vitale impor­tanza, ed è stato proprio quel frammento che io ho seguito per di rintracciarvi e che voi portavate al collo quando siete giunta qua »
« Un anello per unirli, un anello per ghermirli… corsi e ricorsi storici. Mi sembra di capire che in quest’arco di tempo voi abbiate ritro­vato tutti i pezzi »
« Supposizione corretta, con quella spada sarò in grado di riprendermi quanto un tempo fu dei miei antenati, e vendicare una condanna emessa mille anni prima che io nascessi. Esattamente tra cinque giorni, quando in cielo risplenderà la costel­lazione, che riluceva al momento in cui fu forgiata, i frammenti della spada si riuniranno l’un l’altro tenuti insieme dal sangue dell’ultimo dei Rankhal, inutile sottolineare che si tratta del vostro, e quando que­sto scorrerà a Tenebricus, anche la maledizione imposta dal più potente di voi si estingue­rà insieme alla vostra stirpe. Come potete ben vedere, Signora, prendo due pic­cioni con una fa­va »
« Non per sminuire il tuo entusiasmo da fanatico di bassa leva, ma tutto quello che hai detto è semplicemente insensato, pertanto temo che avrai un’amara delusione, se non altro perché tutte le storielle di questo genere terminano sempre con la vittoria dell’eroe buono e la morte del principe cattivo, e questo senza eccezioni. Inutile dire chi sia qui il cattivo »
« Potrà sembrarvi poco plausibile, ma è la realtà. Desidero inoltre cogliere l’occasione per rammentarvi che, purtroppo per voi, la realtà ha poco a che vedere con le fiabe a lieto fine, forse è per questo che spesso si dice che è amara. Vi tocca bere un calice amaro ».
Desirée lo guardava perplessa.
« Perdonatemi, dimenticavo un’ultima inezia: è inutile che tentiate di fuggire e lasciare il castello, se non ci sono riuscito io con i miei poteri, non penso possiate esserne capace voi, per cui mi auguro che non creiate ulteriori seccature. Buonasera »
« Perché ti do pure fastidio? E ma ci vuole faccia tosta… »
« Senza offesa, ma la vostra vista è esecrabile » concluse il Principe, con un gesto della mano ordinò ai guerrieri ombra di condurla via.
« Ma vedi d’andare a farti f… » stava per ribattere, ma le guardie l’ avevano già afferrata per un braccio e la stavano strascinando via, dandole solo il tempo di gridare.
« Bastardo dentro e fuori! Figlio di…»
Più che spaventata era avvilita, aveva capito di trovarsi in pericolo, pur non comprendendo bene quanto, cercava freneticamente una soluzione, un qualcosa che l'avrebbe aiutata a sfuggire da quella situazione decisamente pazzesca.

1 commenti:

Elogio ha detto...

Ciao ...
nice blog.
Ho divertente lettura.
Che una grande pena.
Very good indeed.

Saluti

 
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